Siccità in rifugio, via agli espedienti per sopravvivere: ridotta la portata degli sciaquoni e docce contingentate

2022-07-23 06:40:58 By : Ms. Betty Liu

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BELLUNO - Sciacquoni dei water con minimo rilascio d'acqua e docce con flusso contingentato. Anche i rifugi della provincia di Belluno fanno i conti con la siccità. Per resistere alla mancanza di precipitazioni si stanno attrezzando: chi, magari, con vasconi supplementari per la raccolta dell'acqua piovana, chi mettendo in atto piccoli accorgimenti per ridurre il consumo, come appunto quelli citati relativi ai servizi igienici. «Non siamo ancora in emergenza ma l'attenzione di noi rifugisti è alta - è la premessa di Mario Fiorentini, presidente dell'Associazione di rifugi alpini del Veneto (Agrav) e gestore del rifugio Città di Fiume, all'ombra del Pelmo, in Comune di Borca di Cadore - si cerca di essere prudenti, per cui puntiamo, per quel che è possibile, sulla riduzione del consumo d'acqua. E ci si affida ai temporali notturni per caricare le cisterne». Fiorentini sgombera il campo dai luoghi comuni: «È falsa l'idea che nei rifugi l'acqua abbondi perché si è in montagna. Ecco perché occorrono sistemi di riserva».

Alcuni rifugi riescono ad usare l'acqua di torrenti vicini e collegati, altri nella fascia Pedemontana (Fiorentini cita il Boz e il Dal Piaz in area feltrina, o il Semenza, in area Alpago) - da sempre devono attrezzarsi con cisterne sul tetto: «Qui l'acqua normalmente non c'è. Sta di fatto che l'apprensione esiste, visto che piove poco e anche i temporali notturni sono insufficienti a riempire le vasche». Altra situazione si vive in alta quota: vi sono rifugi con i nevai vicini a fare da banca per l'acqua, ma anche questi ultimi, si sa, sono in sofferenza. «Se non vi è la risorsa della neve da cui recuperare l'acqua si è in crisi - precisa il presidente Agrav, sottolineando un fatto il problema della attuale scarsità d'acqua, in alcuni rifugi, non riguarda solo l'uso per i servizi, ma anche il funzionamento delle turbine che, con l'acqua, generano energia elettrica». Fiorentini cita, a livello esemplificativo, il Vazzoler, in Agordino e Malga Rin Freddo in Comelico.

«Luce solo per una settimana »

È sconsolato Walter Bellenzier, gestore del rifugio Tissi al Col Rean, 2250 metri di quota (Comune di Alleghe). L'acqua gli arriva, normalmente, dal nevaio che si trova nel canalone tra Cima De Gasperi e Su Alto. Una presa, per caduta, porta al rifugio l'acqua che si scioglie: «Fino agli anni scorsi, quasi sempre eravamo a posto. Con quell'acqua si riempivamo le vasche e si riusciva a tirare fino a metà agosto. Già l'estate scorsa era più scarsa, ma proprio oggi non ne è arrivata più dal nevaio perché il temporalone della notte ha portato via l'ultima neve». Bellenzier si affida ai vasconi di deposito, l'ultimo arrivato grazie al contributo del Cai di Belluno: «Tengono, in totale, 120 metri cubi d'acqua. Ne consumiamo 4-5 al giorno», afferma Bellenzier. Ai 2000 metri del rifugio Berti al Popera (Comune di Comelico superiore) che è punto di riferimento per Strada degli alpini, ferrate Roghel e Cengia Gabriella lo storico gestore, Bruno Martini non nasconde l'apprensione. Qui non vi sono vasconi di recupero per l'acqua. «Ho una turbina che genera corrente con l'acqua, ma non piove, siamo senza acqua e quella che abbiamo ci basterà a far funzionare frigoriferi e luce solo per una settimana. Il problema è grande, insomma, tant'è che tra qualche giorno dovremo spegnere la turbina». Bruno Martini qualcosa recupera, a livello di acqua, dai tubi che pescano dal torrente Risina. Non basta. «Sta di fatto che, se non pioverà, dovrò fare uso dei gruppi elettrogeni per tutto il giorno». Con i disagi che ne conseguono.