“Il governo italiano è pienamente consapevole del ruolo dell'industria farmaceutica in Italia e più in generale in Europa. La pandemia ha dimostrato la forza di questo settore in Europa, ma anche i suoi limiti e ritardi nel contesto dello sforzo mondiale per fornire vaccini e strumenti diagnostici”. Lo ha affermato il Ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti intervenendo all’Assemblea pubblica di Farmindustria.
“Questa industria – ha proseguito - ha un ruolo fondamentale nell'economia italiana non solo come settore industriale in grande espansione globale, ma più in generale come elemento di sicurezza nazionale in termini di salute dei cittadini. Un settore quindi che svolgerà un ruolo fondamentale per la competitività dell'intero sistema economico e sociale italiano e più in generale per la competitività dell'economia europea”.
“Pur sapendo – ha ricordato - che l'industria farmaceutica e la ricerca sottostante sono organizzate lungo catene di approvvigionamento internazionali globalizzate, siamo ora più consapevoli in Italia e in Europa che è necessario rafforzare le parti di queste catene di approvvigionamento situate nei territori nazionali in una prospettiva di maggiore autonomia, preparazione e sicurezza. Per le ragioni citate, siamo di fronte ad una competizione tra paesi al fine di attirare investimenti strategici dall'industria farmaceutica e non possiamo non notare che la concorrenza è globale, ma è anche interna all'Unione europea tra i vari Stati membri”.
“Ciò pone una domanda – ha proseguito - come possono le istituzioni pubbliche e le aziende farmaceutiche private lavorare insieme per definire una strategia comune, dato che siamo in una fase di ricomposizione globale dell'industria farmaceutica e della ricerca di base, e come dovrebbero cooperare, sia le istituzioni pubbliche sia le imprese private anche a livello europeo per rafforzare una strategia farmaceutica europea? Ritengo che si debba sempre partire dal funzionamento del mercato farmaceutico. La domanda di farmaci e strumenti diagnostici in Italia, ma anche in altri paesi, è principalmente una domanda pubblica sostenuta dal sistema sanitario nazionale. Il modo in cui questo è regolato determina i ricavi delle industrie in ogni mercato”.
Il MISE ritiene che “dovrebbe essere aperta una riflessione globale tra le istituzioni e le imprese in Italia per definire una revisione del sistema di regolamentazione e di finanziamento della domanda pubblica di prodotti farmaceutici e delle norme per la loro commercializzazione e la fissazione dei prezzi, al fine di rendere compatibili tra loro l’attrazione di investimenti con la sostenibilità del sistema sanitario nazionale. Al tempo stesso, riteniamo anche che si possa e si debba cercare una maggiore convergenza dei sistemi di regolazione di questo mercato all'interno degli Stati membri dell'Unione”.
“Dal lato dell'offerta – ha evidenziato Giorgetti - , cioè dell'attrazione degli investimenti nella ricerca, nello sviluppo e nella produzione di farmaci, emergono due temi principali:
il primo tema è il sostegno finanziario pubblico agli investimenti in ricerca e sviluppo nei tratti della filiera dove il rischio economico è maggiore al fine di coprire il deficit di finanziamento che ostacola l'innovazione e la possibilità di rimodellare le produzioni in Europa.
Il secondo tema, forse il principale, è la riprogettazione del sistema normativo del settore e l'efficienza del sistema”.
“Entrambi questi fattori di competitività dell'industria farmaceutica nazionale ed europea si stanno rivelando critici – ha rimarcato il Ministro -. D'altro canto, è proprio l'esperienza della pandemia che ha dimostrato il ritardo delle istituzioni europee in questo campo, sia nel finanziamento della ricerca di nuovi vaccini sia nell'attrarre la produzione. L'Unione europea si è limitata a organizzare l'acquisto di vaccini da paesi terzi. Per quanto riguarda il sostegno finanziario, sia attraverso le agevolazioni fiscali che il sostegno finanziario diretto, si pone la complessa questione delle norme europee sugli aiuti di Stato. Queste norme sono volte a proteggere la concorrenza interna all’Europa, ma frenano le politiche volte a rafforzare la competitività europea a livello globale e a perseguire gli obiettivi di preparazione e sicurezza di cui abbiamo parlato. L'Europa di fronte alla pandemia ha permesso con l’adozione del Temporary framework di superare le restrizioni poste agli aiuti di stato per un periodo limitato, ma il tema oggi è come progettare una strategia a lungo termine”.
In Italia, il Ministero dello sviluppo economico ha già posto “la questione della dichiarazione del carattere strategico dell'industria farmaceutica, ma ciò implica che dovrebbero essere adottate per questo settore norme e politiche specifiche vicine a quelle adottate per altri settori che attengono alla sicurezza nazionale. Questa partita si gioca in gran parte anche in Europa. Questo è il momento di mettere sul tavolo la questione con fermezza, perché le risorse pubbliche destinate al rafforzamento dei sistemi sanitari e delle industrie correlate sono ora abbondanti e vi è la volontà politica nazionale di utilizzarle rapidamente. Per quanto riguarda le agevolazioni fiscali, il ministero dello Sviluppo economico, congiuntamente al ministero dell'Economia e delle Finanze, ha deciso lo scorso anno di aumentare di cinque volte e per un periodo di dieci anni il massimale del credito d'imposta sugli investimenti nella ricerca e nello sviluppo delle industrie farmaceutiche”.
“Altri strumenti di sostegno finanziario – ha detto - al settore sono stati adeguatamente rifinanziati, cercando anche di superare la logica dello sportello finanziario per inserirli in un’azione di più ampio raggio di politica industriale. In questa prospettiva vanno anche considerate le risorse assegnate alla Fondazione Enea Tech e Biomedical a cui è stato affidato un mandato ampliato per poter intervenire nel settore delle scienze della vita con l’obiettivo di rafforzare tutta la filiera farmaceutica dalla ricerca e lungo tutte le fasi che vanno dalla ricerca alla sperimentazione preclinica e clinica fino al sostegno alla riconversione industriale del settore. Ma è necessaria anche una modifica delle norme europee per rendere questi strumenti più efficaci. Ritengo che la questione della possibile revisione delle norme europee in materia di aiuti di Stato nel settore farmaceutico sia una questione che dovrebbe essere discussa in sedi appropriate tra l'industria farmaceutica e i ministeri a livello nazionale e poi portata a livello istituzionale europeo”.
“Il programma IPCEI per la salute – ha evidenziato Giorgetti - , pur attivato e promosso con convinzione dal MISE, è solo un modo parziale di affrontare la questione, con deroghe limitate alla legislazione sugli aiuti di stato e un'attuazione complessa. Per quanto riguarda la questione della revisione e dell'efficienza del sistema regolatorio del settore, ritengo sia necessario riflettere in Italia, e durante la pandemia sono state acquisite molte esperienze in tal senso, con un dialogo positivo tra le autorità di regolamentazione (AIFA) e i rappresentanti dell'industria. Ma credo che anche un'azione a livello europeo sia auspicabile per ottenere una maggiore convergenza e omogeneità tra i sistemi dei vari paesi”. “La concorrenza regolamentare tra i paesi europei per attrarre investimenti è un fenomeno che i singoli paesi devono affrontare, ma ritengo che essa non sia utile neppure per l'industria farmaceutica, che si trova ad affrontare problemi complessi perché la frammentazione del mercato europeo e l'aumento conseguente dei costi di transazione non facilitano il rafforzamento dell'industria a livello europeo. Credo che sia nel nostro interesse nazionale agire per promuovere la convergenza dei vari sistemi. Si tratta di un’azione paziente che deve essere portata avanti per rendere maggiormente omogenee le regole vigenti nei vari paesi, non abbassandone la qualità ma al tempo stesso evitando una concorrenza di tipo normativo che non serve neppure alle industrie che operano a livello globale e che già soffrono della frammentazione crescente dei mercati globali. Una riflessione quest’ultima che noi sappiamo importante per tutti i settori produttivi, ma che lo è in misura maggiore per una industria come quella farmaceutica caratterizzata dalla rapidità dell’innovazione e dove quindi il fattore tempo nella sperimentazione delle innovazioni, nell’avvio del processo produttivo e nell’immissione dei prodotti per l’uso finale è cruciale per reggere la concorrenza. Quest’industria si deve muovere con regole di ricerca, di produzione e di mercato per le quali certezza e stabilità normativa e regolamentare sono elementi essenziali di competitività”, ha concluso Giorgetti.