Il governo Draghi spinge sulla Green Energy, ma Franceschini tira il freno a mano - Shipmag

2022-09-10 07:52:54 By : Ms. Jocelyn Zhang

Ebbene esiste da oltre 10 anni un procedimento volto ad ottenere l’autorizzazione a costruire nella Regione Lazio quattro sbarramenti, ognuno dotato di quattro turbine in grado di generare 70 gigawatt/ora/anno, su un tratto di venti chilometri del fiume Tevere

Uno dei sistemi più efficienti per produrre energia a basso costo e completamente pulita è quello delle centrali elettriche ad acqua fluente. Ricordate i vecchi mulini a ruota con il sistema che faceva girare le macine per produrre la farina? Bene proprio quelle, ma la tecnologia è andata avanti ed oggi è possibile sbarrando, anche parzialmente, un corso d’acqua convogliarne il flusso desiderato, o meglio autorizzato da numero imprecisato di Enti pubblici, verso turbine sommerse che, sfruttando la differenza di altezza e quindi la forza dell’acqua in caduta, generano energia elettrica in quantità consistente, per fare un esempio pratico se per una torre eolica si parla di megawatt/ora anno, per una turbina si parla di gigawatt/ora/anno, vale dire mille volte di più.

Ebbene esiste da oltre 10 anni un procedimento volto ad ottenere l’autorizzazione a costruire nella Regione Lazio quattro sbarramenti, ognuno dotato di quattro turbine in grado di generare 70 gigawatt/ora/anno, su un tratto di venti chilometri del fiume Tevere.

Le zone interessate dalla costruzione degli impianti comprendono quattro comuni della provincia di Viterbo lungo le rive del fiume. La prima traversa, collocata più a monte e denominata “Ischiarello” ,è individuata nel comune di Graffignano, la seconda “Santa Lucia”, nel comune di Bomarzo, la terza “Pietra Amara” ,a Bassano in Teverina( VT) nell’ultima “Orte”, situata più a valle, prende il nome dal comune stesso in cui è stata individuata.

Attivata la procedura di V.I.A. prevista dalla normativa vigente, nel 2014 il Ministero della Cultura ha espresso parere negativo per quanto riguarda gli impianti di Ischiarello e Pietra Amara “in considerazione delle rilevanti valenze storiche, archeologiche e naturalistiche dell’area interessata, contraddistinta da un’incisiva presenza del fiume Tevere in un tratto in cui sono rimaste inalterate le caratteristiche naturali e paesaggistiche tipiche della “Valle del Tevere”. Il procedimento si è chiuso con diniego mediante delibera del Consiglio dei Ministri del 17 gennaio 2019. La delibera impugnata dinanzi al Tribunale Superiore delle Acque e annullata con sentenza 83/2021 pronunciata il 17 febbraio 2021 e pubblicata il 6 maggio 2021 poiché “viziata, oltre che per violazione dell’art. 5, comma 2, lettera c-bis, l. 23 agosto 1988 n. 400, per travisamento dei fatti ed assoluto difetto di motivazione.”

Pochi mesi più tardi nel luglio 2021, atteso il lungo tempo trascorso dalla prima istruttoria, il Dipartimento per il coordinamento amministrativo su impulso del Ministero della Transizione Ecologica ha indetto una riunione per riaprire il procedimento.

Ma il Ministero della Cultura, nella sua illuminata saggezza, ha ritenuto che i due impianti, come le nozze manzoniane, non s’hanno da fare, in primo luogo ribadendo le precedenti posizioni, quelle cioè che hanno dato luogo ai motivi della sentenza di annullamento “per travisamento dei fatti ed assoluto difetto di motivazione”, in secondo luogo per la presumibile morte di specie arboree e per la, alquanto tempestiva, scoperta nel settembre 2021 dei “resti di un arginatura o un punto d’attracco da mettere in relazione con la fornace di epoca romana” presente nell’area.

Valutata la prevalenza dei motivi paesaggistico-ambientali-culturali, Il Presidente del Consiglio Mario Draghi su impulso del MIBAC e contro la posizione del MITE, (nomen est omen) ha, con delibera del 1 agosto 2022, espresso giudizio negativo di compatibilità ambientale.

Verosimilmente la delibera sarà impugnata, i quattro impianti, due autorizzati due no, che sommati potrebbero produrre circa 70 gigawatt/ora/anno, non saranno realizzati nei tempi in cui sarebbero più utili in attesa di un ulteriore provvedimento del TAR Lazio, cui seguirà un’impugnazione al Consiglio di Stato salvo altro.

Per dare un senso a questo racconto kafkiano, che troverete per esteso nel provvedimento allegato, ed al tema del cold ironing pensate solo a quante navi nel porto di Civitavecchia potrebbero essere rifornite di energia elettrica veramente green a costi contenuti.

Ma per carità salviamo i resti dell’arginatura riconducibili alla fornace romana, che non sia mai dovessimo tornare a farci il pane in casa, e con il forno a legna, o peggio a cuocere il fango per fare i mattoni.

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