Roma, emergenza ospedali. Al Santo Spirito pronto soccorso nel caos: barelle ovunque e 11 ore per una visita- Corriere.it

2022-06-02 08:58:44 By : Ms. Catherine Yu

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Un solo medico di turno: la storia di una paziente di 82 anni con occlusione intestinale. Personale del tutto insufficiente. I familiari costretti ad aspettare all’aperto e a usare un wc chimico

La sanità che funziona, oltre che da medici bravi, da infermieri preparati e dal supporto di adeguate attrezzature diagnostiche e di pronto intervento, la vedi dai dettagli. Una sala d’attesa accogliente. Una toilette linda. Sollecitudine attorno. Comunicazioni costanti al paziente e/o ai familiari. Ospedale Santo Spirito, Roma : una struttura sanitaria cruciale, in centro, a due passi da San Pietro, al servizio dei residenti e di moltitudini di turisti.

Tarda mattinata della scorsa domenica. Una signora di 82 anni , professoressa di Lettere in pensione, viene portata dai suoi congiunti nell’ospedale di lungotevere in Sassia: due sere prima era stata dimessa dal medesimo pronto soccorso, dopo essere rimasta tutta la giornata su una barella spinale . Dimessa nonostante una frattura al femore riscontrata, ma ritenuta non così grave da giustificare il ricovero. Al rientro a casa, a Trastevere, in condizioni di immobilità, la signora s’era aggravata per una seconda patologia: sospetta occlusione intestinale . Quadro clinico serio, per l’età e l’aggravante di scompensi cardiaci e pressione alta (203 - 77). Nella notte i familiari avevano contattato la guardia medica. Risposta: andate in un pronto soccorso.

Rieccoci, dunque, al Santo Spirito. Domenica 22 maggio, ore 11 . Lo stato dei luoghi si colloca a metà strada tra un garage e un cantiere . L’ingresso è in fondo alla rampa. Una batteria di bombole per l’ossigeno è posta a ridosso di due wc mobili (saranno per gli operai, uno pensa). Poco più avanti, vicino a un tendone (di quelli usati per l’emergenza Covid), sono imbullonate sei seggiole metalliche. La hall del pronto soccorso , con la reception adibita a ufficio degli operatori sanitari, è strapiena. Barelle ovunque: in orizzontale, verticale, di sbieco . Due o tre infermiere corrono da un malato all’altro. Le ambulanze continuano a scaricare lettighe. La signora lamenta forti dolori addominali. «Attendete la visita, poi vi diremo». La porta scorrevole si chiude. Aspettare dove? «Lì ci sono delle sedie». Giusto: quelle sei. La sala d’aspetto al Santo Spirito è open air.

La postazione (sei sedie) riservata ai parenti dei malati, all’esterno del pronto soccorso del Santo Spirito Passa un’ora. Due. Tre. Alle 14 un’infermiera ribadisce: «C’è da attendere, vi faremo sapere». Obiezione: «Ma sono passate tre ore, la guardia medica suggeriva una valutazione urgente». Chiusura del discorso: «C’è da attendere». A un certo punto può scappare la pipì, ci sta. Dove? Nei bagni chimici azzurri (ma allora non erano per gli operai...) Uno - quello a disposizione dei parenti - è di recente installazione, ma il wc sostituito, racconta chi lo ha usato, si poteva descrivere con una sola parola: fetido. Altro bisogno frustrato: e se si ha fame, sete? Non c’è traccia neanche di un banalissimo distributore di acqua minerale e merendine.

Passano altre ore. Quattro. Cinque. Sei... Ore 18. Una dottoressa si materializza nella galleria dopo la rampa, davanti alla porta della stanza dei medici , che tutti tengono d’occhio spasmodicamente. «Dottoressa, sa niente della signora con l’occlusione intestinale?». Risposta: «Sto in servizio da stamattina, da sola. Non mi sono fermata un attimo. Solo pausa pranzo alle 16, al volo, e poi di nuovo qui a visitare. Codici rossi, arancioni, gialli . Da sola. No, la visita non è stata fatta».

L’obiezione stavolta è un sussurro sconfortato: ma scusi, i rischi per il blocco intestinale? «Cosa le debbo dire? Arrivo fin dove riesco». Niente da dire, certo, a medici e infermieri . A loro, qui in prima linea, andrebbe fatto un monumento. Andrebbero premiati per l’impegno e la dedizione , alle condizioni date. Qualcosa, forse, ci sarebbe invece da obiettare salendo nella scala gerarchica. Neanche alla direzione del nosocomio. Più su . Sono la copertura degli organici, la ripartizione tra i vari ospedali delle risorse finanziarie pubbliche (erogate dallo Stato attraverso le Regioni) e i concetti di decoro e dignità che andrebbero rivisti, rivalutati e ricalibrati. Subito. Perché, si sa, la civiltà di una società si misura su come cura i più fragili.

Nel frattempo si sono fatte le dieci di sera: ne sono passate 11, di ore di attesa , quando la signora viene visitata. L’Rx addominale conferma i timori: «L’occlusione è seria. Servono sondino nasale e Tac con mezzo di contrasto». La signora, tuttora ricoverata, è mia madre. Una storia che accomuna tante persone . (fperonaci@rcs.it)

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